29/09/2025

Ponti • 1

Intervista a Mara Attardi, Pioniera Fondatrice e Associate in Primo Digital, Milano

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Francesco Pontorno

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Project Manager Innovation & Omnichannel in Recordati. Studia il post-umano e l'impatto della tecnologia sulla società.

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Una Sicilia poco conosciuta. Quella dei monti sinuosi d’argilla e di rocce arenacee e calcaree. Gli Erei al centro, i Nebrodi a nord-est. Da cinquecento a quasi duemila metri sul livello del mare. Da qui si vede tutto, anche l’Etna. Improvvisamente, dietro gli angoli delle case o tra le curve delle statali. Strade dure, difficili.

Troina, cittadina in cui è nata e cresciuta Mara Attardi (Associate in Primo Digital, Milano), non è un paese qualsiasi, ma bellezza arroccata. La prima capitale normanna di Sicilia, nei millenni teatro di imprese e visioni come l’Oasi di padre Luigi Ferlauto. Un luogo da cui è possibile sognare. Oggi ottomila abitanti d’estate, un po’ meno d’inverno. Andateci.

Ho fatto la ragioneria. Durante gli ultimi due anni l’istituto permetteva di partecipare a progetti europei all’estero. Sono curiosa, viaggio, mi muovo.

Cosa hai scoperto?

Intanto Londra, per un mese. La mattina lezioni di inglese, il pomeriggio in giro per la città. Mi ha sorpreso l’ambiente universitario dei campus, era pervasivo, era la vita degli studenti, non una parentesi più o meno piacevole tra inciampi e burocrazia diroccata. Al tempo i commenti dei miei amici e conoscenti sulle università isolane e sul post-laurea non mi entusiasmavano. Poche opportunità, talento non valorizzato, poco lavoro e mal remunerato. Tra le strade della City stavo già scegliendo di andarmene. In Sicilia si vive bene, ma sono sempre stata attratta da orizzonti altri.

Le lingue sono importanti.

Studio inglese da quando ero bambina, su suggerimento dei miei genitori. Ho aggiunto il francese. Le lingue sono una chiave per attraversare il mondo. Dall’ultimo anno delle superiori ho iniziato a candidarmi per entrare in alcune università in UK. Pensavo che studiare all’estero portasse valore al mio percorso. Ho fatto application per Londra e Edimburgo, poi ho scelto quest’ultima. Una piccola città, più vivibile e un ambiente per certi versi simile alla mia Sicilia. Penso alle montagne scozzesi, ma anche alle persone molto amichevoli e disposte ad aiutarti. Certo non è stato facile. Diplomarsi e andare via, finita l’ultima estate da ragazza, a migliaia di chilometri da casa. All’inizio ho sofferto.

Però quell’aria del campus che tanto ti aveva colpita.

Avevo intuito che era la mia strada. Infatti, all’università mi sono trovata bene, ho fatto economia. La formazione inglese è molto più pratica rispetto a quella italiana. Ho studiato un anno anche a Francoforte, in Germania, proprio per integrare il mio percorso con un approccio più teorico, simile al nostro. Tanto che il testo di matematica era quello adottato dall’università di Catania che frequentava mia sorella. Infine, ho fatto l’esame di tedesco. Non è stato semplice.

Quindi i traduttori simultanei AI?

L’intelligenza artificiale potrebbe annientarci, e non solo nel campo della conoscenza delle lingue e delle culture straniere, ma in ogni aspetto della vita. Ragione per cui sto iniziando ad abbandonare strumenti come il navigatore satellitare. Voglio conoscere le strade per muovermi liberamente senza tecnologia e per tornare a casa, dentro e fuori metafora.

È una grande questione cognitiva ed evolutiva. Un cosiddetto rischio esistenziale. Mi sembra importante che chi si occupa di startup ad alto potenziale mostri questo avvicinamento critico e ragionato verso le tecnologie di frontiera.

Sono finita nel settore del venture capital per caso. Il professore che mi aveva suggerito di studiare un anno in Germania mi ha poi segnalato una summer school londinese, per integrare il curriculum. Tra i corsi offerti scelsi investimenti alternativi, una materia che non si studiava nelle università. Così ho conosciuto il mercato dei fondi di investimento, private equity, hedge fund.

Non mi pare un caso, hai scelto investimenti alternativi per inseguire gli orizzonti altri.

A pensarci ora, è vero.

E poi?

Non mi ero ancora laureata, avevo una finestra di qualche mese e ho inviato CV all’estero e in Italia per un internship. Ho fatto un colloquio in Fondo Italiano d’Investimento ma non era il momento. Ci risentiamo dopo la laurea. Stage e immersione in una mole importante di informazioni. Comincio a interpretare il settore e mi piace, quindi la bella proposta dell’assunzione. Trascorro cinque anni con un team splendido. Ancora oggi mi emoziono a ripensare la colazione in cui comunicai alla mia responsabile che volevo cambiare.

Il mercato era ed è molto stimolante. Una giornata nell’industry VC non è mai uguale a quella appena passata o a domani. Ho contattato Primo Capital. Credo abbia davvero una bella storia, umiltà, rispetto per le persone. Quando sono arrivata nel 2023 c’erano ancora il fondo digitale e il fondo spazio.

Sono sette anni di esperienza. Cosa è oggi il VC in Italia?

Un settore poco conosciuto, soprattutto al sud. Serve formazione su cosa offre il mercato. Molti giovani in Sicilia non sanno che ci sono investitori che a fronte di un power point con un’idea imprenditoriale che colpisca il loro interesse sono pronti a darti dei soldi sulla carta. Non possiamo vivere di turismo, non è l’industry che può trainare da sola la crescita di una regione. Anche per questo si stanno espandendo centri nel sud in cui vengono sviluppate imprese e centri di ricerca. C’è molta competenza e la gente è felice di stare qui.

Cos’è per te la Sicilia?

Rispondo con un luogo comune che, come tutti i luoghi comuni, ha un fondo di verità. La Sicilia è uno stato mentale, un modo di vivere e di vedere le cose di cui ti accorgi quando sei fuori; l’amore per la casa, per la famiglia e gli affetti, per la cucina, il vivere il momento.

E poi tutti conoscono la Sicilia nel mondo. Quest’isola è un tesoro.

Però…

Sembra che vi sia un tetto all’ambizione. Abbiamo capitale umano, abbiamo tutto, e potremmo beneficiare della teoria catching-up assimilando il know-how tecnologico diffuso, adattando processi e innovazione al nostro caso. Io ci credo e torno in Sicilia almeno una volta al mese. Non fosse altro che per respirare l’aria di Troina e vedere l’Etna dal terrazzo di casa.

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