24 febbraio, 2025
Da/verso la Sicilia
Mobilità del passato e presente come ponti per progetti futuri
La Sicilia è una terra che non si può capire senza considerare le sue migrazioni. Da secoli, l’isola è stata un luogo di partenze, arrivi e ritorni, che hanno plasmato la sua identità culturale, sociale ed economica. Per comprendere davvero questa complessità, è fondamentale affrontare le dinamiche della mobilità, non solo in termini numerici ma anche qualitativi, considerando ciò che questi movimenti significano per le persone coinvolte e per i territori che toccano.
Sin dall’Unità d’Italia, l’emigrazione è stata una costante della storia siciliana. Milioni di persone hanno lasciato l’isola in cerca di opportunità, portando con sé sogni, competenze e legami che, spesso, si sono mantenuti vivi nel tempo. Questa diaspora è tanto una testimonianza delle difficoltà economiche quanto della straordinaria capacità di resilienza e adattamento dei siciliani. Ma la storia non si ferma al passato. Ancora oggi, l’emigrazione è un fenomeno significativo, e allo stesso tempo si assiste a nuovi flussi di immigrazione, di ritorno e di arrivi temporanei che ridefiniscono l’isola.

La mia esperienza di studio e vita all’estero mi ha portato a riflettere su come queste dinamiche migratorie non siano solo un fenomeno economico o demografico, ma soprattutto culturale e umano. Ad esempio, i siciliani che tornano, anche solo temporaneamente, portano con sé non solo competenze e risorse, ma anche una prospettiva diversa che può arricchire il territorio. Allo stesso modo, chi arriva in Sicilia, sia per scelta che per necessità, contribuisce a ridefinire il tessuto culturale e sociale dell’isola.

La Sicilia tra partenze, ritorni e nuove opportunità: riflessioni su un’identità in movimento.
Uno degli aspetti che trovo più stimolanti è il concetto di “diversamente presenti”, che descrive coloro che, pur non vivendo fisicamente in Sicilia, mantengono un legame profondo con la terra. Questo legame può essere culturale, affettivo o anche progettuale. La Fondazione Marea si è posta l’ambizioso obiettivo di valorizzare queste connessioni, creando uno spazio per chi desidera contribuire al futuro dell’isola, indipendentemente dalla propria collocazione geografica.

È interessante notare come la Sicilia non sia solo terra di partenze, ma anche di arrivi. Negli ultimi decenni, è cresciuta la presenza di migranti internazionali che, spesso con grande determinazione, scelgono di investire nell’isola, contribuendo a rivitalizzare settori come l’agricoltura, l’artigianato e il commercio. Questi nuovi abitanti non solo arricchiscono il tessuto economico, ma portano con sé nuove culture e prospettive, ampliando l’orizzonte di ciò che significa essere siciliani oggi.
Tuttavia, per costruire un dialogo significativo tra chi parte, chi resta e chi arriva, è necessario superare gli stereotipi. L’emigrato non è solo il “self-made man” che trova successo all’estero, così come chi rimane non è solo un simbolo di resilienza. Analogamente, l’immigrato non è semplicemente una figura in cerca di aiuto, ma spesso un imprenditore o un innovatore. La complessità delle esperienze migratorie merita di essere raccontata nella sua interezza, con tutte le sue sfumature.
Una delle sfide più grandi è quindi quella di creare un linguaggio inclusivo che rifletta la realtà dinamica della mobilità umana. Termini come “migrante” o “straniero” spesso portano con sé connotazioni negative, alimentate da una narrazione politica e mediatica che non sempre coglie la ricchezza e il potenziale dei movimenti migratori. Forse, è il momento di abbracciare concetti come la “circolarità transnazionale”, che sottolineano la natura fluida e interconnessa delle migrazioni moderne.
La Fondazione Marea, con il suo approccio innovativo, rappresenta una risposta concreta a queste sfide. Attraverso la costruzione di una comunità di pionieri e pioniere, si propone di trasformare la mobilità in un'opportunità per il territorio. Questo significa non solo accogliere e valorizzare chi arriva, ma anche mantenere vivo il legame con chi parte e creare spazi per il ritorno.
In definitiva, credo che il futuro della Sicilia dipenda dalla capacità di riconoscere e valorizzare la sua natura diasporica. Le migrazioni non sono solo una sfida, ma anche una straordinaria risorsa per costruire un’identità più inclusiva e resiliente. Attraverso il dialogo, la comprensione e l’azione collettiva, possiamo trasformare la mobilità in un motore di crescita e innovazione per tutta l’isola.