16 OTTOBRE 2025

Marea Talks: Imprese Sociali

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Elena

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Legal, Research, Network Fondazione Marea

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Nel suo secondo webinar per Pioniere e Pionieri della serie "Marea Talks", abbiamo riunito un panel di Pioniere e Pionieri esperti per approfondire il poliedrico mondo dell'impresa sociale. L’obiettivo era esaminarne lo stato attuale in Italia, il suo rapporto con la filantropia e le lezioni che possiamo trarre da ecosistemi internazionali più maturi. 

La discussione, guidata dal Presidente della Fondazione Antonio Perdichizzi, ha messo in luce l'enorme potenziale, spesso non sfruttato, delle imprese sociali per affrontare le pressanti sfide sociali ed economiche della Sicilia.

Perdichizzi ha aperto la sessione sottolineando la scarsa conoscenza che circonda le imprese sociali in Italia, spesso anche tra i professionisti come avvocati e commercialisti. Nonostante una disciplina normativa in vigore ormai dal 2017, un sorprendente 83% dei partecipanti a un recente sondaggio condotto dalla Fondazione (in occasione delle presentazioni del programma Onda) non aveva familiarità con il concetto di impresa sociale. Questo dato contrasta con la presenza significativa di oltre 21.700 imprese sociali nel Paese, di cui più di 3.000 solo in Sicilia, principalmente nella forma di cooperative sociali. L'economia sociale italiana nel suo complesso rappresenta una forza importante, con oltre 400.000 organizzazioni che contribuiscono all'8% del PIL e coinvolgono 1,5 milioni di dipendenti e 5 milioni di volontari.

Il potenziale inespresso della filantropia nell'impresa sociale

Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero e Vicepresidente di Philea, ha descritto le imprese sociali come la "parte più generativa del terzo settore", capace di cambiare davvero il sistema. Purtroppo, negli ultimi 30 anni, le business school hanno spesso cercato di inserire le imprese sociali negli schemi tradizionali del settore privato, ignorando le loro logiche intrinsecamente diverse in termini di impatto e performance.

Un punto chiave della riflessione di Carazzone è stato il rapporto tra filantropia e imprese sociali. Sebbene la filantropia possieda il "capitale paziente e flessibile" di cui le imprese sociali hanno un disperato bisogno, attualmente rappresenta solo l'1% dei fornitori di capitale d'impatto in Italia e in Europa. "L'altro 99% sono banche, società di gestione del risparmio e altre istituzioni", ha osservato. Carazzone ha indicato iniziative innovative come il fondo "Restart" di Fondazione Opes e le sperimentazioni di Fondazione Messina come esempi promettenti di come il capitale filantropico possa essere impiegato in modo catalitico per sostenere le fasi iniziali delle imprese sociali.

Lezioni da un ecosistema maturo: il modello del Regno Unito

Sofia Nibali, Head of Membership di Social Enterprise UK, ha fornito una prospettiva internazionale, attingendo dall'esperienza in un ecosistema più sviluppato delle imprese sociali come quello del Regno Unito. Social Enterprise UK è un ente nazionale che rappresenta il movimento, che nel Regno Unito conta 131.000 imprese sociali che impiegano circa 2,3 milioni di persone.

Nibali ha illustrato due programmi chiave che sono stati determinanti per il successo del modello “social enterprise” nel Regno Unito: il Social Value Act del 2012, che impone di considerare i benefici sociali e ambientali negli appalti pubblici, e il "Buy Social Corporate Challenge", che incoraggia le grandi aziende ad acquistare beni e servizi da imprese sociali. Quest'ultimo ha generato una spesa accumulata di 656 milioni di sterline con oltre 2.100 fornitori di imprese sociali, creando quasi 6.000 posti di lavoro.

Ha inoltre illustrato i criteri chiave utilizzati a livello globale per definire un'impresa sociale (anche se poi i singoli legislatori nazionali, come vedremo, possono adottare definizioni leggermente diverse): una chiara missione sociale o ambientale, ricavare almeno il 50% del reddito da attività commerciali, reinvestire la maggior parte dei profitti nella missione, essere indipendente dal settore pubblico e avere una governance etica.

Il quadro giuridico e fiscale in Italia

Antonio Fici, professore e avvocato, ha ripercorso la storia dell'impresa sociale in Italia a partire dagli anni '80, quando le organizzazioni di volontariato iniziarono a trasformarsi in cooperative sociali sostenibili. Da allora il quadro giuridico si è evoluto, con una riforma significativa nel 2017.

Un cambiamento cruciale, ha spiegato il prof. Fici, avverrà dal 1° gennaio 2026, data a partire dalla quale gli utili reinvestiti delle imprese sociali non saranno più soggetti a tassazione in Italia, come indicato dalla legge. Si prevede che questo darà un impulso significativo al settore. Fici ha anche sottolineato la flessibilità del modello italiano, che consente alle imprese sociali di assumere varie forme giuridiche, tra cui associazioni, fondazioni e diversi tipi di società. Tuttavia, a differenza del modello britannico, la legge italiana richiede che l'attività principale di un'impresa sociale sia di "interesse generale", mentre le altre attività commerciali sono limitate al 30% del fatturato totale. Inoltre, salvo eccezioni molto limitate, in Italia tutti gli utili devono essere reinvestiti nelle attività dell’impresa sociale ma gli utili reinvestiti non sono soggetti a tassazione.

Il Marea Talk si è concluso con lo sguardo volto al futuro, con la Fondazione Marea che si posiziona in prima linea per promuovere una nuova generazione di imprenditori sociali in Sicilia, partendo proprio dalla prima edizione del programma di pre-incubazione di idee di impresa sociale Onda. Fornendo supporto, conoscenze, reti e un ecosistema per la crescita, la fondazione mira a posizionare la Sicilia come leader nel settore.

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Marea Talks: Imprese Sociali e opportunità per la Sicilia

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